domenica 13 marzo 2011

MaRtedì GraSsO

Questo è un omaggio alla festa che più mi piace: il carnevale.
Proprio ora che sta finendo voglio scrivere: com'è bello il carnevale! 
Da sempre vengo attratta da tutto ciò che è fantasia e creatività e il carnevale mi piace tanto per la sua allegria e per un sapore di magico che forse esiste solo se lo si vuol vedere, ma che io mi ostino a credere che ci sia. 
Quando sta per arrivare il carnevale prendo una scala e mi arrampico in cerca della valigia dei costumi. Dentro c'è di tutto, perfino le maschere di quando ero piccola, quelle che puntualmente mi cuciva la mamma e che facevano crescere in me l'emozione ancor prima che Carnevale nascesse. 
Una volta cresciuta mi sono personalmente dedicata alla fabbricazione dei travestimenti, spesso improvvisando e riadattando cose che trovavo qua e là: ho trasformato sacchi della spazzatura condominiali in parrucche lisce e lunghe da figlia dei fiori, tele di ombrello rotto in gonne da clown, gommapiuma in pesci e corone da Nettuno, galleggianti trovati sul mare in decorazioni per mantelli marini, sciarpe boa di ciniglia in parrucconi da nero molto schick. Quando si è verificata l'occasione mi sono divertita con alcuni amici a creare delle mascherate che ci hanno valso anche alcuni premi. Insieme abbiamo realizzato abiti lunghi da sposa di Burlamacco a partire da bandiere, abbiamo creato dei cappelli da fata che poi sono diventati veri trofei omaggio alla mia città e decorato lunghi pezzi di raso celeste con brillantinosi disegni del mare estivo. 
Le immagini di tutte queste creazioni rimangono effimere, come effimero è  il carnevale che me le ha portate in mano e in mente.
Forse un dì me le procurerò.
Ora come ora intendo salutare il mio amato Carnevale con una poesiuola che ho composto anni fa, ma che ho recentemente riaggiustato e che si intitola:

MARTEDI’ GRASSO

E’ già sorto un bel mattino
e quell’uomo s’è svegliato
con indosso un vestitino
che par giusto ricavato

da bei pezzi di stoffaccia
ricuciti con sapienza
che san dare alla sua faccia
un’allegra impazienza.

Carnevale è il suo nome,
un Reale è di famiglia,
e quest’oggi è lieto eccome:
mangia, beve e gozzoviglia.

Grande grande è Carnevale
con un piede copre il mare
e con l’altro suo stivale
la città va a occupare.

Nelle mani ha nuvoloni
che solerte spazza via
perché Pioggia ci perdoni,
non rovini la magia.

Sta arrivando Martedì,
il più grasso dei suoi amici.
Carneval prepara qui
dei banchetti assai felici

perché vuole festeggiare
il suo viaggio terminato
e gli amici salutare
per tornare ad anno nato.

Ha già scelto il luogo e l’ora:
sarà presto in Passeggiata
dove i carri alla lor ora
daran vita alla sfilata

Qui anche lui, re Carnevale,
lento lungo il Lungomare,
piano appoggia uno stivale
e s’accendon le fanfare

prende vita cartapesta,
mascherine, maghi e fate
tutti insieme fanno festa
e si burlan con risate.

Carnevale grande e grosso
ha però passi leggeri
perché il cuore di un colosso
porta in sé pensieri lievi.

Getta via coriandolini
stelle filan dalle mani
mentre uomini e bambini
al cospetto suo son nani.

Quando il buio è ormai calato
tutto appare molto quieto;
il silenzio sfiora grato
di coriandoli un tappeto.

Carnevale s’è stancato
bello è ma dura poco
e ora che s’è coricato
russa e sogna in altro loco.

Dormi dormi Carnevale,
per un anno intero tutto,
poi ritorna bello uguale,
col felice tuo bel frutto.

Torna con la tua passione,
scendi lesto alla stazione
che Viareggio è un’ illusione
e tu sei la sua emozione.