venerdì 11 febbraio 2011

Il feRrARagOsTo e il CuOco

Pochissimi giorni fa, girottolando su internet alla ricerca di notizie su concorsi di illustrazione, mi sono imbattuta in questo sito: 

Tra i concorsi in scadenza ce n'era uno che ho pensato potesse fare al caso mio: 
CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE PER SCRITTORI EMERGENTI, IL RACCONTO NEL CASSETTO - PREMIO CITTA’ DI VILLARICCA, VIII EDIZIONE – ANNO 2010/11 - SEZIONE FIABE E STORIE PER BAMBINI
Visto che avevo ancora tre giorni di tempo prima che il timbro postale non facesse più fede, li ho trascorsi così:
primo giorno: ho pensato che in effetti potevo mandare qualcosa;
secondo giorno: ho pensato a cosa mandare;
terzo giorno: ho smesso di pensare e sono passata all'azione recandomi in fretta e furia alla posta per spedire "Il ferraragosto". 
Adesso attendo notizie, che, da quel che ho capito, perverranno tra un bel pò, nel mese di maggio.
Chiaramente il testo deve essere inedito e quindi non lo pubblico nemmeno qui. 
Tuttavia, giacchè ho fatto tanti discorsi, un piccolo scritto lo voglio inserire in questo post.
Ne ho scelto uno breve e che si legge tutto d'un fiato. Quando si arriva in fondo si sorride, ma in realtà non s'è capito niente. Forse più che un sorriso è una smorfia da risucchio d'aria dopo lunga apnea e se non s'è capito niente è perchè in realtà non c'è niente da capire, altrimenti non si chiamerebbe "nonsense".

Si intitola IL CUOCO e fa così:





















Se a qualcuno dovesse risultare scomodo girare la testa o il monitor per leggere il nonsense, sappia che può ricorrere al testo steso in linea retta, spezzata soltanto in prossimità della fine del foglio. Questo qui:


Un fuoco è un cuoco che mangia ben poco. S'ingozza si stira non manca la mira. Si alza si abbassa poi prende un a massa di pasta pepata e un pò d'insalata si asciuga le mani e coglie dei nani che crescon gioiosi tra fiori odorosi. Strofinano umani su grandi caimani che cambian colore pensando al migliore dei modi inventati per esser gettati nel vuoto d'un cielo color granomelo di sera al tramonto mantati d’un manto che tocca le stelle e frigge frittelle nell’olio zecchino del vecchio Caino che vede la luna e non trova fortuna, che vede le stelle lontane ma belle, che sempre ostinato, nel buio d’un prato, rifà sempre quelle, le fritte frittelle.

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